Al Narconon di Konopiste sono tutti vincitori
[largefont]La riabilitazione dalla tossicodipendenza viene svolta in base a processi e procedure predefinite che vengono messe in pratica sull’individuo da parte di uno staff di specialisti addestrati in questa precisa metodologia e da volontari.[/largefont]
Non vale più la dicitura: “chi tossico è, tossico rimane”
Inoltrandosi in un argomento insolito e interessante, la nostra troupe è andata a visitare il centro per l’educazione, la prevenzione e la riabilitazione dalla tossicodipendenza e dall’alcolismo Narconon Balkan a Konopiste vicino a Kavadarci. Ci chiediamo se troveremo un’atmosfera di festa, se incontreremo facce felici che abbiano lo stesso desiderio di essere felici che avevano nel periodo prima di cadere nella trappola delle droghe. Nonostante la giornata piovosa, quando arriviamo al Centro, già nel cortile ci salutano facce felici e sorridenti.
Nella reception, piena di decorazioni natalizie, la prima cosa che si nota è la quantità di riconoscimenti appesi al muro. Su questi, in varie lingue, c’è scritto grazie Narconon Balkan e grazie al suo staff, per l’aiuto dato ai loro figli, figlie, fratelli, sorelle, immensa gratitudine per averli riportati ai loro cari e aver reso possibile per loro continuare la loro vita normalmente.
A darmi il benvenuto, il direttore del “Narconon” Borce Mircevski, che mi lascia poi in compagnia di un ragazzo gentile di nome Sidrit Troplini di Tirana , che in seguito, parlando, scoprirò essere il primo ragazzo albanese ad aver finito il Programma Narconon.
Veniva da Tirana ed è rimasto al Centro
“ Sei anni fa ero tossicodipendente e sono arrivato al Narconon nel Febbraio 2010 quando ho scoperto, grazie ad un amico di mio padre, che in Macedonia c’era un Centro che usa vitamine per la riabilitazione. Poiché mi sono diplomato in farmacia, non volevo usare il metadone, conoscendone gli effetti dannosi. All’inizio fu dura, non conoscevo nessuno e non conoscevo la lingua, ora invece parlo macedone e sto aiutando altri quattro studenti a finire il programma senza problemi” dice Sidrit.
Qui egli ha incontrato la sua ragazza Lisa, e hanno deciso di stare assieme. Attualmente il Centro ospita un ragazzo albanese di Skopje e un ragazzo del Kosovo.
“Ora sto lavorando come volontario e questo mi soddisfa completamente perché loro si fidano totalmente di me, cosa molto importante. Un’altra cosa è la sensazione che si prova quando hai passato molto tempo qui a fare questo lavoro. Gli studenti sanno quello che ho passato e possono realmente sentire la mia assistenza. In ogni caso penso che la cosa più importante sia l’atmosfera che è come quella che c’è in una famiglia. Assieme ci sediamo, mangiamo, facciamo sport e passiamo 8 ore in classe, perciò non posso andare a casa neanche nei week-end, perché sento che c’è bisogno di me qui. Mio padre è un oculista e ha un ospedale privato, dove potrei lavorare a Tirana, ma ho scelto di fare il volontario qui perché sto aiutando qualcuno. E’ una bella sensazione quando lavoro con un ragazzo che viene dall’Albania dall’inizio alla fine del programma. E quando alla fine, come tradizione organizziamo una festa, non posso descrivere la sensazione di gratitudine che sento da parte sua e della sua famiglia. Penso che sarebbe fantastico se aprissimo questo centro anche in Albania. Potrei lavorare lì” dice Sidrit.
Tragica è la storia del ventiquattrenne Stevco Sidorovski di Kosel, vicino ad Ohrid, che iniziò a bere per piacere agli altri, seguendo l’esempio di suo padre, che ha problemi con l’alcol. Anche quando era uno studente alle scuole superiori sentiva che avrebbe perso suo padre, ma non sapeva come aiutarlo.
“Ho provato a chiudere gli occhi usando occasionalmente canne, come se risolvesse tutti i miei problemi. A 16 anni divenni un malintenzionato senza scopi nella vita. Iniziai a consumare più marijuana, in effetti divenne la mia routine giornaliera, ero ritirato dalla famiglia, totalmente concentrato solo su come trovare l’erba. Ero incapace di completare un lavoro. Bollato dalla famiglia e senza soldi, rubai da casa e vendetti tutto per comprare le droghe e per pagarmi da dormire, non tornando a casa per giorni. Avevo sentito parlare del metadone come “cura” per l’eroina, era molto più economico e gli effetti duravano di più, quindi ho iniziato a comprarlo al mercato nero. Era molto più forte e con conseguenze molto peggiori di qualsiasi altra droga. Diventai come uno zombie, mi iniettavo la droga e restavo lì fatto, mi risvegliavo, mi sedevo per un breve periodo, mi iniettavo di nuovo la droga ed ecco che ero ancora fatto… Era sempre così. Mi chiedo come si possa dare il metadone per curare qualcuno. A quanto pare non ti vogliono aiutare con quello” dice Stevco.
Sono passati due anni e mezzo da quando Stevco ha completato il Programma Narconon e sono tre anni e mezzo che non solo non usa droghe ma non usa nemmeno pastiglie per il mal di testa.
“Per me non vale più la dicitura ‘chi tossico è, tossico rimane.’ Ora le persone non si immaginano neanche che io abbia mai preso droghe o alcol se non lo dico io, credetemi. Non è un problema per me dirlo, perché fa parte del passato. È vero che ci sono alcune persone che hanno completato il programma e hanno avuto delle ricadute, ma dopo il programma loro sono responsabili della loro condizione, ed è una loro scelta personale, proprio come io ho avuto una scelta, di non prenderle più, e mi sento benissimo a riguardo, come tanti altri vincitori come me. Non sto dicendo questo solo per piacervi o perché mi diciate bravo, lo dico per arrivare a più persone che hanno bisogno di aiuto e per dare un’altra opinione, di qualcuno che era lì sul fondo, ed è tornato su” dice Stevco.
Ora Stevco lavora come volontario al Narconon Balkan perché sente che ce n’è bisogno. I suoi piani per il futuro sono di continuare i suoi studi presso la Scuola del Turismo, di formare una famiglia ed avere una sua vita, ma ora il suo posto è al Centro, luogo in cui passa il 95% del suo tempo.
A Bitola trovava la droga in ogni angolo
Mentre parliamo, alla porta c’è un ragazzo, al quale chiedo, con curiosità, di unirsi a noi. Scopro che viene da Bitola, si chiama Dejan Dimevski e lavora al centro.
“Cosa posso dire, la città aveva solo una dozzina di tossicodipendenti, e sono tutti fuggiti. Bitola era considerata una città sicura fino al conflitto nel 2001, quando ci fu una grande distribuzione di droga. Nel mio quartiere arrivarono da Skopje alcuni tipi che mi trovavano interessante perché avevo la macchina, ricevuta in regalo dai miei genitori per il nuovo anno. Poi ho iniziato a giocare nella squadra giovanile di palla a mano a Pelister e siamo stati campioni per due volte. Sono venuto a contatto con le droghe molto facilmente, basta accendere il telefono e loro te la portano a casa. Nel 2004 ho avuto un sacco di problemi e ho capito che ero tossicodipendente” ricorda Dejan.
I genitori lo portarono da uno psichiatra, dopo aver preso delle pillole che non lo aiutarono, continuò ad assumere droghe con un ago e una siringa. Un giorno, mentre stava comprando una siringa, la ragazza della farmacia gli mise in mano un volantino del Centro Narconon di Kavadarci, che lui diede ai suoi genitori, dicendo che aveva bisogno di cure.
“ I miei genitori mi portarono il giorno seguente a Kavadarci e così fui il primo a venire da Bitola che completò con successo il Programma Narconon. Dopo una settimana i miei genitori vennero a visitarmi, gli dissi che vedevo una speranza, la crisi d’astinenza era dura, ma non così tanto come quando ero a casa. Una cosa è chiara, non si muore di crisi d’astinenza, muoiono tutti perché assumono droghe. Ed ecco che sono ancora qui al Narconon di Konopiste, l’unico posto dove le persone mi hanno aiutato e ora io aiuto gli altri. Qui ci siamo io e mia moglie, anche lei era una tossicodipendente che ha completato con successo il programma Narconon. La gioia più grande per noi è stata la nascita di nostra figlia nel 2007, una bambina sana, che sta bene. Devo vantarmi che mia figlia è stata la prima bambina e ora abbiamo un totale di 29 bambini, figli di persone che hanno fatto il programma Narconon e che dopo il programma hanno messo su famiglia e hanno deciso di avere figli. Penso che il numero di nascite mostri il più grande successo del centro Narconon di Konopiste” aggiunge Dejan con orgoglio.
“Nel mondo oggi ci sono 150 centri come questo che operano con successo e tra breve compieremo 10 anni di operatività con successo del Programma Narconon nei Balcani e come unico centro di questo tipo” dice l’ED Borce Mircevski. “L’obiettivo principale del Programma Narconon è quello di liberare la persona dalla tossicodipendenza e dall’alcol senza rimpiazzarle con altre droghe o farmaci. Si tratta di un programma sotto licenza, che esiste dal 1965 ed è basato sulle opere di L. Ron Hubbard. La liberazione dalla dipendenza viene svolta basandosi su processi e procedimenti predefiniti che vengono messi in pratica sull’individuo da parte di membri dello staff addestrati su questa precisa metodologia e volontari. A differenza di altri centri di riabilitazione, quello che rende “Narconon” diverso è che la persona e la sua famiglia vengono informate in anticipo su quello che il programma di riabilitazione include e sanno esattamente cosa stiamo facendo. Quindi non si tratta solo di stare qui, ma anche di fare quei processi e quelle procedure che permettono all’individuo di scoprire da sé le ragioni per la sua tossicodipendenza” spiega l’ED.
Con la sensazione di separarci da nuovi amici, salutiamo Sidrit, Stevco, Dejan, Rade, Saska, Monika e gli altri che rimangono nel salotto con l’albero di Natale. Il loro desiderio di allontanarsi dalle grinfie della droga, si sta realizzando. Speriamo di rimanere aggiornati.
Autrice: Mirjana Mukaetova